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Sono un po' di tutto, come nei sogni in cui a volte sei una cosa e poi un'altra. Sono di destra, sono di sinistra. Sono religioso, antireligioso. Amo le donne, le odio. Tutto mi attraversa come in un sogno. Sono come uno studente curioso, che vuole sempre imparare. Per poter fotografare devi prima avere un'opinione, devi prendere una decisione.

Poi, quando stai fotografando, sei immerso nell'esperienza, diventi parte di ciò che stai fotografando. Devi immedesimarti nella psicologia di chi stai per fotografare, pensare ciò che lui pensa, essere sempre molto amichevole e neutrale.

 

Ho imparato ad ascoltare la voce della strada , a comprendere il suo linguaggio.

Ho imparato ad acquisire la capacità di vedere (cosa alla quale siamo ormai disabituati) e di cogliere scene spesso ignorate. La strada  parla soprattutto attraverso le espressioni sui visi della gente, le loro acconciature, attraverso il  linguaggio del corpo, attraverso le loro interazioni .

Tutti i miei sensi sono all’erta, alla ricerca di qualcosa che sia degno di essere ricordato. Le mie foto sono lo specchio della società, delle persone che la compongono, catturate durante la vita di tutti i giorni con occhio attento alle sfumature dell'umana commedia che va in atto negli spazi pubblici.

Essere uno “streetpher” significa anche entrare in sintonia con la vita, percepirne gli umori, gli odori, i colori, viverla con intensità per poi cercare di rappresentarla solo dopo averla assorbita. Non ho mai trascurato, ne ho mai dimenticato l’aspetto più importante nel mio percorso da “streetpher”: l’aspetto umano.

Considero la street photography un genere fortemente umanistico.

Per me è certamente una forma di documentario, oserei anche definirla una sorta di reportage della quotidianità. In un’epoca in cui sempre meno le immagini che vediamo sono rappresentazioni oneste della vita reale, considero il mio essere “streepher” più importante che mai. Consiste nel documentare la vita di tutti i giorni della gente, né più né meno. Ci sono diverse correnti e livelli di street photography ma ritengo di averne scelta una molto personale ed individuale. Nessuna macchina fotografica, per quanto sofisticata, sostituirà un buon occhio. Una foto ben definita non necessariamente racconta una storia. È l'occhio del fotografo e la composizione che fanno un buono scatto. Per cogliere attraverso l'obiettivo i momenti decisivi della vita è necessario porre sullo stesso piano mente, occhio e cuore.
 

 

Ho fatto della fotografia, la "mia" fotografia , il modo migliore per raccontare la vita di tutti i giorni. E la street photography rappresenta la vita, anzi ti permette di conoscerla meglio o almeno di essere in sintonia con essa. Percepirla,viverla intensamente. Nei miei scatti è importante la presenza umana, cosa sarebbe la vita senza l'uomo ? Proprio per questo cerco di entrare nelle situazioni quotidiane e di coglierne l'essenza vitale. Immortalo i miei soggetti cogliendoli nelle più diverse situazioni: in piazza, sul treno, sulla spiaggia e ancora osservo e immortalo i ragazzi nella loro spensieratezza. Gli innamorati che si isolano dal mondo, gli anziani che si radunano a chiacchierare, una coppia che osserva il mare. In molti mi chiedono quando si "fa" la street photography, quando si fotografa per strada ? Non esiste un periodo, un giorno o un avvenimento particolare. Il "decisive moment" è sempre li davanti a te, a tutte le ore, mentre vai al lavoro, quando prendi il bus, mentre sei seduto al tavolino di un bar. E' il tuo occhio quello che comanda, è la tua voglia di essere curioso, è il cuore che ti suggerisce quando prendere la tua macchina fotografica. In tutto questo oltre alla passione, oltre a crederci in quello che si fotografa, bisogna possedere l'umiltà e scattare nella più assoluta semplicità. Che cosa c'è di più importante, affascinante,coinvolgente, umanamente essenziale che fotografare la vita nella sua "verità" ? Cos'altro può dare più spessore a una immagine, se non il raccontare il palcoscenico dell'esistenza.

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